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< Il leader Gary Brooker: oggi mancano grandi band e buoni cantanti
«Dove sta andando il rock? Non lo so. Però i Procol Harum sono ancora qui»,
sentenzia il cantante e tastierista Gary Brooker, rimasto l’unico membro
originale della band inglese. Lui sottolinea: «Con questa formazione suoniamo
insieme da dodici anni, tante band si sciolgono molto prima. Nel 2017
festeggiamo mezzo secolo. Il pubblico continua a seguirci. Incredibile. Noi dei
sopravvissuti? No. Non abbiamo mai stravolto la nostra musica per conquistare i
più giovani». Il 9 luglio suoneranno il festival progressive «Close to the moon»
a Piazzola sul Brenta (Padova). «Ci saranno anche Alan Parsons, i Caravan, i
Soft Machine. La compagnia è ottima».
Il successo con «A Whiter Shade of Pale»
Cinquant’anni e non sentirli. Era il 1967 quando pubblicarono «A Whiter Shade of
Pale», la canzone schizzò ai vertici della classifica britannica e arrivò fino
al quinto posto in America. Anche in Italia scalò in fretta la top ten: ma nella
versione tradotta da Mogol intitolata «Senza luce» e interpretata dai Dik Dik.
L’incantesimo fu ripetuto con «Homburg» trasformata in «L’ora dell’amore» (testo
di Daniele Pace). La cover era firmata dai Camaleonti. «Se penso all’Italia –
commenta Gary – mi viene in mente il melodramma: avete nel sangue le belle
melodie. E questa è anche la nostra forza. Quando abbiamo iniziato il genere
progressive nemmeno esisteva. All’epoca già giravano Traffic e Pink Floyd, ma
noi volevamo uno stile che fosse soltanto nostro e forse questa è la base su cui
poggia il progressive».
Nella colonna sonora della serie tv «Vinyl»
Sono diventati una band di culto, la loro «Conquistador» è stata inserita nella
colonna sonora di «Vinyl», la serie tv prodotta da Martin Scorsese e Mick Jagger
sul rock a New York negli anni Settanta. «Non ho mai visto una puntata ma da
quello che mi hanno raccontato sembra sia un affresco realistico di quell’epoca.
Io c’ero. Erano anni confusi, creativi, ma anche molto eccitanti. Martin è un
appassionato di musica. E conosco Mick, anche se non ci frequentiamo, ha
investito soldi su questo progetto. Ci recita anche suo figlio...». Una pausa e
Brooker fulmina con una delle sue tante battute: «Forse è un figlio che non sa
nemmeno di avere». Ride e continua: «Sesso, droga e rock’n’roll: c’è chi ne ha
fatto uso, chi ne ha abusato, chi ci è passato sopra. Grandi musicisti sono
morti troppo giovani per colpa di quel triangolo: Jimi Hendrix, Janis Joplin. Ma
è anche vero che abbiamo perso gente come Buddy Holly, Otis Redding, Eddie
Cochran: vittime di incidenti, perché questo lavoro ti costringe a viaggiare.
Noi abbiamo passato la vita sulla strada. Ora di concerti ne facciamo di meno, è
faticoso. Ma è sempre esaltante salire sul palco».
«Noi non siamo cambiati, la musica sì»
Brooker dice che i Procol Harum non sono cambiati, la musica sì: «Si passava un
sacco di tempo a comporre canzoni, incidere un album, promuoverlo. Adesso i
dischi sono finiti su internet: non si vendono, si scaricano. Se continua così
finirà la creatività perché gli artisti non guadagnano niente dallo streaming».
Nonostante tutto rivela che i Procol Harum pubblicheranno nel 2016 un nuovo
album. «È tutto nella testa, pronto a uscire. Non faremo ascoltare inediti
durante il concerto: se in passato quando suonavi una nuova canzone dal vivo era
una sorpresa, adesso te la ritrovi sul web prima di mezzanotte». Nonostante
tutto, Brooker riconosce che la Rete può essere un’opportunità per le band
emergenti di farsi ascoltare. Anche se di grandi talenti non vede: «Eppure non
sono difficile da accontentare: mi basta una bella canzone e dei bravi musicisti.
Voglio sentir suonare la batteria e qualcuno che canti. A volte, invece, c’è
troppa roba o suoni sono troppo puliti. E non tutti cantano bene». Forse è per
questo che i «grandi vecchi» del rock vanno forte. In Italia quest’estate è
attesissimo David Gilmour. «Anche io preferisco David ai nuovi gruppi. I giovani
da qualche parte devono pure iniziare. David invece ha esperienza, già suonava
quando Elvis era ancora vivo». E chiude con un altro graffio:«Sono felice che
abbia successo con questo tour, purché si cambi la maglietta».
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